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mercoledì 9 gennaio 2013

Lettura scelta

La vita privata degli oggetti sovietici. 25 storie da un altro mondo, Gian Piero Piretto


Anteprima disponibile qui

martedì 8 gennaio 2013

Storia e cultura del ditale in sintesi


Già 30.000 anni fa i cacciatori preistorici utilizzavano pezzetti di osso per aiutarsi a fissare perline sulle pelli conciate, ossi evolutisi 20.000 anni dopo in piccoli strumenti in pietra usati per aiutarsi a spingere l'ago.
Il più antico esemplare rinvenuto però di “vero” ditale, cioè strumento con forma e caratteristiche con cui lo conosciamo oggi, risale invece a circa 2500 anni fa. 


Da quel momento iniziò la diffusione dei ditali in metallo, dapprima in bronzo e poi a seguire in altri materiali sempre più pregiati.
È attorno al 1300 che iniziano a diffondersi a Norimberga i laboratori dei fabbricanti di ditali, gli stessi che attorno al 1500 resero questa città nota come centro estremamente all'avanguardia nella produzione di ditali in ottone.
Nei secoli seguenti le varie nazioni europee cercarono di rubarsi a vicenda i segreti della produzione artigianale dei ditali, fino a quando, nel 1700, un olandese fondò a Londra la prima ditta di produzione in serie di ditali. Da lì in avanti le macchine sostituirono la destrezza dei maestri ditali per la produzione di massa, rimase però comunque molto fiorente anche l'attività artigianale per gli esemplari più pregiati.

Tanto che ancora a metà del '700 sono documentati casi di spionaggio per sottrarre segreti tecnici: la stessa arciduchessa Maria Teresa d'Austria pare avesse organizzato l'esodo clandestino di diversi maestri ditalai da Norimberga alla sua nazione, affinché vi importassero le loro tecniche. 

Nei secoli gli esemplari di ditali si sono declinati in modelli diversissimi tra loro: dai più semplici e funzionali a quelli creati puramente a scopo decorativo.
Il modello più diffuso è sicuramente il classico tronco di cono con forellini sui lati esterni per aumentare la presa ed evitare che l'ago scivoli lungo la superficie metallica, altrimenti troppo liscia. Questo è sicuramente il ditale più utilizzato da sarte e ricamatrici in quanto quello più economico e funzionale.


Se nel Medioevo1 il ditale era considerato tanto indispensabile per una donna da dover essere presente nel suo corredo, a seguito della diffusione delle macchine da cucire questo strumento ha perso gran parte della sua utilità.
Cucire a mano, rammendare e ricamare oggi infatti non sono più considerate attività fondamentali nella vita di una donna. Non costituiscono certamente più le azioni che occupano la maggior parte della giornata femminile ma, anzi, con l'avvento dell'emancipazione femminile sono diventate attività perlopiù ricreative, riservate al tempo libero di sempre più rare mani esperte.

Pertanto il mercato dei ditali attualmente è legato principalmente al fenomeno del collezionismo. Sono infatti numerosissimi ( perlopiù si parla di un pubblico femminile) coloro che si appassionano alla raccolta dei più disparati modelli.
Sul web pullulano siti che mostrano cataloghi di esemplari di epoche differenti, realizzati in materiali e con decorazioni diversissime tra loro.

I più diffusi sono certamente i modelli “celebrativi” in ceramica, dipinti con minuscoli paesaggi, raffigurazioni di eventi o festività importanti, ritratti di artisti famosi o addirittura personalizzati con date di compleanni o anniversari.
A seguire i modelli più ricercati sono quelli in argento, intarsiati con decorazioni semplici, astratte o floreali, o con vere e proprie sculture lillipuziane, complete di un'infinità di dettagli microscopici che riescono a far scordare completamente la funzione originaria dell'oggetto.

Più rari, ma non meno apprezzati, i modelli in materiali estremamente preziosi quali l'oro o l'avorio, o quelli incrostati fino all'ultimo millimetro di gemme preziose. Modelli quasi sempre molto antichi, nati con l'unico scopo di rappresentare un dono prezioso e non certo per essere realmente utilizzati!
Interessanti sono poi anche i modelli di foggia orientale, con smalti colorati e disegni tipici cinesi e giapponesi, quelli dall'aspetto arabeggiante, con una forma affusolata che ricorda le cupole delle moschee, o ancora quelli in legno che ricordano e richiamano le matriosche russe.



Se i modelli più complicati riescono a rappresentare opere d'arte già di per sé, quelli più semplici hanno invece ispirato opere e creazioni davvero originali.
Alcuni sono infatti diventati parti di piccole sculture, come fossero corolle di fiori o minuscoli vasetti per pianticelle o funghi. Altri invece sono stati ri-utilizzati come gioielli, diventando ciondoli per collane, charms per bracciali o elementi di orecchini a chandelier.

I ditali sono poi stati suggestioni per artisti contemporanei che li hanno ingigantiti facendoli diventare veri e propri monumenti artistici cittadini, come è successo a Toronto, oppure creazioni di design, come inDITO, il cestino multifunzionale ideato da Vito Nesta.

Si può quindi dire che il ditale, sebbene nel tempo abbia perso la sua qualità di indispensabile oggetto di uso quotidiano, non ha invece affatto smarrito il fascino che gli viene dato dall'essere un oggetto estremamente piccolo e semplice. Viene naturale considerarlo come qualcosa da non perdere, da tenere con cura, quasi da custodire.
Rimane, oggi forse ancora più che in passato, legato alla sfera dei lavori manuali, lavori preziosi. Ricami complessi, sottili eppure elaboratissimi, realizzati su stoffe pregiate e con fili dai colori meravigliosi.
Forse è proprio questo legame con un'abilità manuale sempre più rara e preziosa, che rimanda a un'immagine di focolare domestico ormai completamente perduta, a conferirgli quasi un certo valore affettivo naturale.

James Barrie, nel suo racconto "Peter Pan" , esaspera questo valore affettivo rendendo il ditale protagonista di un episodio incentrato su un equivoco verbale tra Wendy e Peter Pan. L'oggetto “ditale” infatti viene fatto corrispondere alla parola “bacio”, e viceversa. Si crea un'ambiguità che andrà avanti per il resto della storia, diventando un elemento importante per la narrazione. Anche l'immaginario legato al concetto di ditale è sicuramente cambiato un po' in seguito a questo romanzo.
Difficile, infatti, non sorridere guardando un ditale e ricordando la scena di Peter Pan convinto che quello fosse un bacio!




1 Il ditale viene menzionato nel 1150 d.C. tra i beni del corredo di Ildegarda di Bingen, nota in ambito cattolico come Santa Ildegarda.

Mappa Concettuale


Vizi capitali

Quale vizio si può associare ad un ditale?

La superbia.

Consideriamo che il ditale serve a non farsi male lavorando a mano il più velocemente e il più precisamente possibile.
Cucire a mano, ricamare, rammendare non sono che la realizzazione concreta della volontà di creare qualcosa, corredo per la casa o indumento che sia, di sempre più bello, raffinato e prezioso. 

La spinta costante verso la creazione di qualcosa di migliore per sé, che permetta di distinguersi, è infatti l'espressione più tipica della superbia, che è, appunto, la volontà di arrivare ad un livello di evoluzione superiore a quello degli altri.


lunedì 7 gennaio 2013

Ditali & Design

C'è chi dai ditali viene ispirato positivamente e ingigantendoli riesce a ideare creazioni davvero originali.
Parliamo di Vito Nesta, che è arrivato a progettare inDITO un cestino porta-oggetti o per i rifiuti davvero insolito!

E guardate qui quante versioni diverse ha pensato!
























Guardate qui quante versioni diverse ha pensato!

domenica 6 gennaio 2013

Ucci ucci sento odore di...ditale!

Che odore ha un ditale? 

Verrebbe da dire che non sa proprio di niente. E invece, sforzandosi un po', ci si accorge che ha un odore metallico. Più lo si indossa a lungo e più ci si rende conto che è il contatto con la pelle e con quel po' di sudore che si crea sul dito ad intensificarlo. 

Certo, non tutti i ditali sono realizzati in metallo.
Probabilmente nei ditali ceramici prevale decisamente l'odore del sudore umano su quello del materiale.

Quel che è certo è che nel mio immaginario il ditale ha e avrà sempre un odore che evoca concentrazione e fatica. Non tanto quella fisica, quanto quella mentale. Lo sforzo di rimanere attenti, non perdere la precisione necessaria a fare bene il lavoro. La fatica di fare le cose a mano, sforzandosi di renderle il più "perfette" possibile. 


venerdì 4 gennaio 2013

Re-use part #2

C'è chi ri-usa i ditali come...

1. minuscoli contenitori
















2. formine o stampi



3. parti di piccole opere d'arte